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Al Banco dei Ricordi

19 Gen

Riflessioni di lettura su Norwegian Wooddi Murakami

Alphonse Doria

A vevo trovato uno scatolone a casa pieno di cianfrusaglie lo svuotai in un sacco dell’immondizia e lo riempii dei miei ricordi giovanili, me lo presi e mi avviai diretto e con convinzione al Banco dei Ricordi. Entrai e la porta vetrata fece suonare la campanella segnalandomi all’uomo barbuto e serioso che uscì dal retrobottega. Salutai ma quello mi rispose con un grugnito, posai lo scatolo sul bancone e senza aggiungere altro tirai fuori il ricordo del mio primo bacio, un po’ con la vernice rovinata, ma funzionante, gli chiesi: “Quanto mi da per questo?”. Lui lo prese in mano, lo guardò, lo rigirò e se lo fece cadere dalle mani sul bancone, disse con sdegno: “Non vale niente!”; “Come non vale niente?”, mi si accaldarono le guance. “E’ falso!”; “Le garantisco che è autentico! E’ tutto vero!”; “E’ imbrattato di fantasia, mitizzato… Non vi è più niente di suo. Guardi se non mi crede ne parli con lei e lo confronti con il ricordo che ha lei, vedrà che delusione!” Rassegnato presi il ricordo di un giorno a liceo, quando mi divertivo tra i banchi a fare il gradasso con qualche supplente. L’anziano con gli occhiali abbassati mi guardò da sopra le lenti e con tono seccato mi disse: “Anche questo non vale una sola minima speranza!”. Chiesi il motivo e lui sollevandolo con due dita mi disse: “Vedi come è piatto? Bidimensionale? sembra un disegno manga…”. A questo punto svuotai tutto il cartone sul suo bancone: “Veda se ce n’è qualcuno che vale qualcosa!”. Lui guardò uno, poi un altro, qualcuno bello grande e qualche altro minuto come un anello di latta, una piuma di colomba bianca, una moneta d’argento tutta ammaccata, una fibbia di latta di una cintura di borsa, una giornata di pioggia, un quarantacinque giri graffiato, Yesterday dei The Beatles, rimasto invenduto, una bobina impolverata con nastro magnetico di registratore, una pesante catena di no, alcuni in ferro arrugginito, altri in piombo e qualcuno in alluminio, poi attaccato con un gancio di orecchina un piccolo si d’oro come ciondolo. “Ecco questo vale qualcosa. Ma cosa ne ha fatto dei suoi ricordi? Li ha smarriti, persi nella quotidianità della vita, in questo modo come mai potrà avere delle speranze per comprarsi altri ricordi nel futuro? Ecco per questa collana, compreso il ciondolo posso darle solo due speranze fresche di conio. Li prenda prima che me ne penti. Il Resto lo butti tra i rifiuti, è solo immondizia!”. Ho rimesso tutto nello scatolo e me ne tornai come un cane bastonato. Guardai ad uno ad uno quei ricordi e incominciai ad appiccicarli in un foglio bianco di carta, non avevano un gran senso però rispettavano un inizio ed una fine, dopo aver finito quel bricolage lo guardai l’ultima volta e lo depositai in un cassetto. Poi con quei due spiccioli di speranza mi resi conto che si era fatto molto tardi e a quest’ora non avrei trovato nessuna bottega ancora aperta per acquistare qualcosa, così strappai alcune pagine dell’ultimo libro che mi era capitato di leggere e ci incartai le speranze fresche di conio, per rimanere intatte e belle.

Norwegian Wood – Tokyo Blues di Murakami Haruki – Introduzione e traduzione di Giorgio Amitrano – Giulio Einaudi editore, Torino, 2006. Trovato tra i libri di Federico a Bologna, tra gli ultimi acquistati nel settembre 2023, il quale mi ha consigliato la lettura. Tra la pagina 330 e 331 vi è un filo di tabacco, è plausibile che si sia rullato una sigaretta.E’ un romanzo bipolare: la morte e l’amore, pieno di sfumature e di spessore dove i sentimenti come l’amicizia, l’innamoramento, l’affetto parentale sono celati dalla latente depressione come una nebbia che si addensa e si scioglie, dove i ricordi adolescenziali emergono nell’unico senso esistenziale della vita. E’ un racconto orizzontale, quindi tratta esclusivamente dell’aldiquà, con dei lineamenti ben precisi delle immagini come un fumetto o un cartone manga, ha dei riferimenti culturali pop occidentali, ma non è letteratura leggera, comunque neanche alta, come la si intende in Giappone. Murakami si è posto sopra questo muro che divide i due generi di scrittura e ti offre la godibilità di un orizzonte più ambio e trasversale. Inoltre bisogna liberarsi dai tabù cristiano/cattolici per potere percepire nelle varie pagine di sesso un sano sentimento dell’erotismo. L’unico tabù “religioso” che si riscontra è il dovere del ruolo sociale. Come si vuol dire: ognuno al suo posto. Quindi nell’atto sessuale descritto vi è una certa ingenuità. Ad esempio fare sesso orale, o praticare la masturbazione, e distinguere tale pratiche dalla penetrazione, nella narrazione non vi è la partecipazione totale del partner, è un atto quasi amichevole, mentre il coinvolgimento avviene ricevendolo dentro per le femmine. Quindi è come alcune donne/ragazze che voglio arrivare vergini al matrimonio e praticano tutte le altre forme di erotismo e sesso. La verginità essendo una caratteristica fisica permette di mantenersi integra non praticando la penetrazione. Ma per noi siciliani, mezzi arabi e mezzi occidentali cristiani, la verginità è qualcosa che deve rimanere integra a livello sessualità e distinguiamo in maniera particolareggiata gli organi riproduttivi con il sesso, che è una presa di coscienza sensuale riguardante ogni parte del corpo. Oggi i giovani sono ben lontani dalla mia generazione, hanno dimenticato cosa sia lo stato verginale, sarà giusto, sarà sbagliato, ma viviamo una vita più aperta alla sessualità, la pornografia accessibile a tutti (senza limiti d’età) con un clic. Il mio rammarico è che questa apertura, chiamiamola pure emancipazione, non ci ha resi né più liberi, né più felici. I predicatori della libertà sessuale che promettevano una società più equilibrata, sana mentalmente e più libera socialmente si sono sbagliati completamente. Nagasava espone con chiarezza la posizione di Watanabe il quale ama Naoko ma ha rapporti con le altre ragazze che incontra insieme a lui nelle avventure serali: “Così lui separa il sesso dall’amore e risolve a parte questo problema. Che c’è di male? Mi sembra una cosa ovvia. Non può mica starsene chiuso nella stanza a farsi seghe tutto il tempo.”1 Poi leggeremo che Watanabe evita la penetrazione con le altre ragazze fin dopo la morte di Naoko.

Il professore Giorgio Amitranonell’Introduzione ha dato chiarimento ben preciso sul genere e sull’evolversi della letteratura giapponese, ma ho centralizzato la mia attenzione verso la conclusione riguardante il titolo di questa edizione confacente a quello originale del testo. Riporta la canzone dei The Beatles Norwegian Wood, inserita nell’album Rubber Soul. Mi sono immaginato Toru Wakanabe incontrarlo al Banco dei Ricordi con l’album dei The Beatles dalla copertina un po’ smussata negli spigoli e stropicciata per vedere se ottiene qualche spicciolo di speranza. Il trentatré giri ha qualche graffio, niente di grave. L’uomo del Banco disse quasi seccato: “Ancora Beatles?!”. Wakanabe con un filo di voce e con educazione lo invitò ad ascoltare la seconda traccia: Norwergian Wood. Il vecchio brontolone, quasi infastidito, ma era il suo lavoro, si avvicinò ad un fonovaligia a destra del bancone, torse il coperchio mise la spina, poggiò sul piatto il disco e mise la canzone, gracchiò un momento e poi iniziò la musica. Watanabe sorrise preso dall’emozione, aveva il viso smagrito. E il vecchio s’intenerì ricordandosi giovane e forte come una giornata di vento, si accese la nostalgia. “il giusto tributo (di Murakami) alla nostalgia per un passato irrecuperabile che è tra i temi principale di questo libro. La nostalgia struggente per un tempo perduto e lontano, che sembra stranamente viva anche in coloro che per ragioni anagrafiche quell’epoca favolosa e confusa non l’hanno mai vissuta.”2. Il vecchio mi guardò in faccia, ero all’angolo che facevo finta di guardare una tartaruga con il collo teso e la testa verso l’alto di bronzo, uno di quei ferma carte che le scrivanie importanti tengono da qualche parte. Avevo portato una radiolina a transistor National, compagna dei miei monotoni pomeriggi al negozio di famiglia. La lasciai nella tasca della giacca, ormai con le maniche accorciate, e non proposi niente. Con sfacciataggine gli chiesi quanto costava la tartaruga e quello come risposta fece uno sguardo che senza dubbi mi mandava a quel paese. Watanabe nemmeno mi vide. E così iniziò il ricordo di Toru Watanabe dettagliato preciso ricco di emozioni e sentimenti. Era la prima vola che Murakami dava nome e cognome alla voce narrante, ed era lì presente al Banco dei Ricordi, gli somigliava così tanto che era facile scambiarli.

Ho letto questo romanzo seguendo le tracce musicali, quindi You Tube e brano per brano citato nel libro cercato e ascoltato. Passate le settanta pagine mi sembrava assolutamente una lettura piacevole scorrevole, ma non trovavo ad oggettivare la narrazione, solo quando disposi la mia mente a quel mondo apparente bidimensionale del passato vissuto dal narratore, ma da vivere istante per istante da parte mia (lettore), allora rimasi coinvolto ed ho provato sentimenti, emozioni da condividere con Watanabe e Murakami. La narrazione inizia con Watanabe in volo verso la Germania che ode sull’areo una versione orchestrale di Norwergian Wood e viene rapito dai ricordi a tal punto che l’hostess se ne accorge e gli chiede se fosse tutto a posto. Lui rispose che era stato preso dalla malinconia. Quindi rifletto, anch’io mi trovo in Germania: “Auf Widersehen”. Quando ascolto certe canzoni mi sale il rammarico per una storia che non ho vissuto e mi manca non si sa cosa, non si sa perché, ma sono dei veicoli emozionali. Watanabe entrato nella dimensione del ricordo si accorge che quel mondo non è lo stesso di quello vissuto nel presente di diciotto anni prima. Perché i ricordi sono fatti di emozioni, vengono svegliati dalla musica, dall’odore, da un colore, una immagine e i fatti accaduti si reggono su queste emozioni. Quindi se l’emozioni non sono autentiche nemmeno i fatti si reggono sotto il peso della verità ed è per questo che vi sono ricordi che hanno la speranza di essere vissuti e altri non valgono nemmeno uno spicciolo di speranza. “Il cielo era così infinito che a guardarlo fisso dava le vertigini.”3Watanabe viene trasportato in quel mondo della memoria e ricorda particolari che forse lui con la mente non ha vissuto, ma il suo corpo n’è stato testimone di ogni minimo dettaglio. “L’odore dell’erba, il vento che portava dentro sé un gelo sottile, il profilo dei monti, l’abbaiare di un cane: sono queste le cose che per prime mi si affacciano alla mente. Chiarissime.”4 E’ un mondo deserto, senza altri esseri umani sono l’emozioni portanti suggeriti dalla memoria del corpo alla mente. Eppure nell’archivio dei ricordi la cartella portava scritto sopra “Naoko”. Watanabe cerca ancora e incominciano ad affiorare dei particolari di questa meravigliosa figura lunare rubata, quanto basta per rimanere eternamente giovane, al mondo dei Non-nati. Watanabe in fondo ai ricordi emozionali riesce lentamente e sempre più lentamente nel corso degli anni a ritrovare il suo volto, in una piega dolorosa del suo cuore, avvolto nell’ombra di un pericoloso pozzo e che facilmente può essere risucchiato nella depressione. “Si sa che da qualche parte c’è un pozzo profondo, ma nessuno sa dove si trova. Se uno ci cade dentro, è spacciato.”5 Ogni tanto qualcuno scompare, non si vede più in giro e si dice che è caduto nel pozzo… Naoko aveva una relazione di quelle che la vita in senso lato multidimensionale ti predispone anche nella storia quotidiana orizzontale con un ragazzo brillante, gentile, intelligente: Kizuki. Questo, senza sapere come e perché, si suicida, “da uno che marina la scuola per andare a giocare a biliardo, il minimo che ti puoi aspettare è che si suicidi.”6 Avevo in classe al liceo dei compagni che puntualmente marinavano la scuola per andarsi a rifugiare nelle sale gioco, sembravano giocondi, ma in realtà nascondevano dentro un senso amaro della vita, avevano bisogno di essere capiti ed aiutati, lo percepivo, ma non ho fatto niente lo stesso, perché l’adolescenza è un’età fragile dove ogni minimo problema diventa esistenziale. L’innamoramento di Watanabe per Naoko nasce ancor prima della morte di Kizuki, ma si sviluppa, è presente nell’innamoramento stesso il sentimento della morte, nella ricerca di qualcun altro e così trovare la salvezza di vivere, perché da soli non ce la fa nessuno e mentre si ama si muore e mentre si muore si ci innamora, perché si muore tante volte in una vita, tante quante si ci innamora. Watanabe pur cercando di dimenticare tutto ciò che era la morte di Kizuki, rimase un insegna luminosa: “LA MORTE NON E’ L’OPPOSTO DELLA VITA, MA UNA SUA PARTE INTEGRANTE.”7 Ne va della vita stessa, dell’esistenza stessa futura il procrearsi geneticamente tramite l’accoppiamento e quindi è per questo che l’amore è l’antmorte. Ed è per questo che la morte, “sentivo che noi vivevamo ispirandola nei polmoni come una finissima polvere.”8 Perdere un amico è come una slavina in una montagna, la montagna non rimane più la stessa, avrà un’altra figura e si trascinerà inevitabilmente alla rovina parte di ciò che si è, bisogna attaccarsi a qualche cosa per non essere trascinati giù. “Kizuki era morto, e da quel momento tra me e il mondo si era insinuato uno spazio vuoto, ostile e raggelante.”9 Si ha bisogno di sicurezza si ha paura degli eventi futuri, si ripetono le stesse cose, si ci lascia trascinare dalla quotidianità e dal senso del dovere. “Leggevo e rileggevo lo stesso libro molte volte, e a volte chiudevo gli occhi e mi riempivo i polmoni del suo odore. Il semplice annusare quel libro, scorrere le dita tra le pagine, per me era la felicità.”10 Quegli stessi polmoni che respiravano la morte in polvere finissima ora respirano l’aria del mondo di carta di un libro nella possessione autentica, in una felicità fittizia, perché i libri non danno la felicità, ma la liberazione anche della polvere sottile della morte. Watanabe non vuole sciupare il suo “tempo prezioso leggendo opere che non hanno ricevuto il battesimo del tempo. (…) Se uno legge quello che leggono gli altri, finisce col pensare allo stesso modo.”11 Sembra apparentemente una contraddizione non lo è perché sta argomentando su quei testi che hanno successo come novità editoriale ma non hanno ancora avuto la corona di opera valida. Per cercare il pensiero non omologato si deve andare tra le bancarelle, i negozi dell’usato, per trovare testi sconosciuti, con il rischio di perdere il proprio tempo prezioso, ma di sicuro qualcosa a livello intellettuale si ci trova sempre, quindi rischiare ne vale la pena, fidarsi dal contatto materiale con il libro ed essere deciso ad arrivare fino all’ultima pagina. Solo in questo modo si può ottenere un arricchimento intellettuale, perché è facile trovare parti in quel libro assolutamente non omologati perché non hanno passo la mannaia editoriale. Poi all’università si possono incontrare altre persone, forse nuove amicizie. E proprio un libro (Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerlald)12 fa da ponte tra Watanabe e Nagasawa (il bello maledetto), “Il suo inferno lo accompagnava a ogni passo.”13Una specie di egoista e narcisista tanto che afferma che Watanabe è simile a lui: “Tutti e due siamo tipi fondamentalmente interessati solo a noi stessi.”14 Non corrisponde nella narrazione per la sensibilità e il senso altruistico di Watanabe. Hatsumi, la splendida ragazza di Nagasawa, subì il suo narcisismo e quando partì per la Germania lasciandola con indifferenza non riuscì a continuare e si uccise, “senza che niente lo lasciasse presagire, si uccise.”15 Hatsumi era brava a biliardo e a Watanabe ricordava l’amico suicida Kizumi, dalla sua morte non aveva più giocato a biliardo e lo fece con Hatsumi, bravissima. E’ stata una coincidenza fatalistica, ma anche lei si suicidò. Consiglierei a Watanabe di non giocare più con nessuno a biliardo… Eppure Watanabe glielo disse: “L’amico con cui avevo giocato quella notte morì”16. Anche il nonno che insegnò lei a giocare “purtroppo morì”. Hatsumi era una splendida ragazza con classe dei livelli più alti sociali e Watanabe piaceva: “Stare con lei mi dava la sensazione di essere stato promosso a un livello di esistenza superiore.”17 Capiva che il rapporto con Nagasawa poteva essere distruttivo per lei ma lei era convinta che “le persone cambiano, no?”18 In una persona vi sono cose, abitudini, atteggiamenti che possono cambiare, ma quelle caratteriali sono e rimangono nella loro natura.

Nell’egli anni ‘70, nelle scuole e all’università, in ogni parte del mondo si respira aria di rinnovamento, protesta romantica, qualcuno inneggiava alla rivoluzione, di quelle che in fondo si sa che non si vuole fare sul serio, ma qualche cosina in fondo si cambia sempre. Così anche Watanabe ricorda i rivoluzionari che al grido di “smantellare l’università” non si andava a lezione: “Gente meschina che alzava o abbassava la voce a seconda di come girava il vento.”19 Poi molti si sono sistemati o nei partiti o nelle banche. Il protagonista non ha partecipato è stato solo testimone. Sturmtrupen, chiamato simpaticamente così era il compagno di stanza di Watanabe, la sua fonte principale di aneddoti per far colpo su Naoko e per riempire quei lunghi silenzi senza conversazione. E’ stato un esempio positivo perché gli ha insegnato a tenere alla pulizia sull’ambiente e su se stessi, ad avere rigore su se stessi e così non allentare la mossa. Un giorno scompare dalla sua stanza senza sapere come e perché va a chiedere informazioni dal direttore ma non ottiene nessuna risposta. Il direttore “Era quel tipo di individuo meschino per il quale non c’è piacere più grande del tacere ogni informazione agli altri, in modo da averne il controllo assoluto.”20Mi è venuto spontaneo associare i rivoluzionari di “smantellare l’università” e il direttore, Murakami usa lo stesso termine per qualificarli “meschini”. Per raggiungere successo sociale forse bisogna tradire se stessi e parte del proprio onore. Ecco che due di questi rivoluzionari irrompono nell’aula interrompendo la lezione sulla storia del dramma e informano il professore che l’altra metà della durata si terrà una discussione mentre l’altro aveva dei volantini. Ai miei tempi erano in ciclostile, “Sembravano proprio una coppia di varietà comico. Uno era pallido, alto e allampanato, l’altro era basso, scuro, grassottello, con una barba incolta che decisamente non gli donava.”21Mi ricorda la classica maschera del servo rustico di Pseudolo – La casa del fantasma di Tito Maccio Plauto. “Viene descritta da Arpace, a pagina 23122: ‘Era un tale dal pelo rosso, panciuto, dai grossi polpacci, brunetto, con la testa grossa, degli occhi vivaci, una faccia rubiconda, dei piedi enormi…’. (…) la descrizione è in fondo quella dell’immortale clown Augusto, sempre presente nelle coppie comiche come Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.”23La figura dell’Augusto basso e panciuto e del lungo bianco e allampanato è classica anche in letteratura, ad esempio Don Chichotte e Sancio e così via di seguito. Sembra proprio una continuazione sperimentale della lezione universitaria del professore che stava disegnando sulla lavagna lo schema scenico del dramma greco, una divagazione attiva delle due maschere ci sta, forse Murakami ha pensato a questo? Nello stesso corso di Storia del dramma 2 vi era Midori una ragazza strapiena di vitalità e per questo originale senza barriere mentali. Ogni personaggio è contrassegnato dalla morte, a lei la madre era morta da poco. La morte è sempre presente in questa vita adolescenziale. Il padre di Midori, non preoccupatevi morirà anche lui, quando è morta la moglie dice ai loro figli: “Non mi posso rassegnare. Sarebbe stato meglio che foste morte voi al suo posto.”24 Io sono rimasto convinto nella lettura che nel meccanismo della narrazione Midori si sia inventata questa storia, come anche che il padre era andato in Uraguay lasciandole sole e poi si scopre che si trovava il poveretto in ospedale ammalato terminale. Midori nella sua estrosità calca la mano sulla morte quasi vuole allertare, impaurire Watanabe affermando che nella sua famiglia vi è la morte lenta e non rapida, “Forse è una cosa ereditaria”25, quindi attenzione che: la morte lenta la posso attaccare alla tua progenie… “L’ombra della morte si insinua piano piano nel territorio della vita e comincia a corroderlo, e quando me ne accorgo sono già nel buio, non riesco a vedere più niente”26. Il sentimento della morte è la solitudine, la paura di restare soli, mentre Midori e Watanabe assistono all’incendio di una casa, in quella fresca serata sopra il tetto, lei, come una gatta in cerca d’amore, canta la morte come richiamo sessuale. Poi precisa ancora: “A stare da sola così, ho la sensazione che il corpo poco a poco vada a male. Imputridisce sempre di più si scioglie fino a diventare un liquido verdastro, poi questo liquido viene inghiottito dalla terra, e alla fine non rimangono che i vestiti. Ecco che effetto mi fa stare una giornata intera bloccata ad aspettare.”27 E’ sotto inteso: da sola! Non so se i ricordi si possono scambiare come le figurine da collezione, penso che qualcuno lo fa e si mette nei guai affermando di una prima volta con un partner, ma che non corrisponde assolutamente perché ciò che ricorda è avvenuto con laltro. Midori dice a Watanabe: “Come sarebbe bello se il primo bacio della mia vita fosse stato questo! Se potessi cambiare l’ordine degli avvenimenti lo farei diventare il primo bacio, senza pensarci due volte: e per il resto della mia vita continuerei a ricordarmene ogni tanto.”28 Midori è attratta da Watanabe e così anche lui da lei. Sappiamo che l’elemento di attrazione sessuale dell’uomo è l’attributo culturale, il ragionamento, così Midori, con la speranza di una sua esibizione del suo attributo culturale, gli chiede: “mi sapresti spiegare la differenza in inglese tra il condizionale presente e il condizionale passato? (…) che ruolo svolge questa differenza a livello vita quotidiana. (…) -A livello vita quotidiana più o meno nessuno (…) la funzione di questo tipo di cose consiste in un esercizio per comprendere la realtà in modo sistematico.”29 Non so se basta questa risposta per capire che nella vita quando si trova in una complicazione bisogna approfondire, con la curiosità forte abbastanza per superare le difficoltà di conoscenza. Quando qualcuno crede di avere capito non ha capito quasi niente. Di sicuro ogni lingua è un sistema di pensiero, è un riportare in codice la sostanza del concetto significato. Watanabe passa l’esame di Midori, pur non essendo di moda tra i “rivoluzionari”, che girano tra le aule dell’università, tutti omologati nel vestirsi e nel mangiare, nel leggere i libri e per i controrivoluzionari vi è la fucilazione, scherza Midori: “Magari perché capire il condizionale è controrivoluzionario.”30 Il sistema della rivoluzione, che diviene regime, per il popolo, la gente “comune” che si dovrà omologare al regime, per non essere accusati di nemici della rivoluzione, non cambierà in effetti granché “continueranno a vivere modestamente nelle loro modeste abitazioni. Cosa vuoi che sia dopotutto la rivoluzione? Cambiare il nome del governo. Ma tutti quei signorini non lo capiscono, quelli che si riempono la bocca di tante parole idiote. Ma tu l’hai mai visto un agente delle tasse? (…) Che dici, se scoppia la rivoluzione, gli agenti delle tasse cambieranno atteggiamento?”31 E’ un discorso che porta alla rassegnazione che non condivido pienamente, perché le rivoluzioni portano al cambiamento verso la libertà che nessuno mai è pronto a cederti pacificamente. Le esperienze dei regimi post rivoluzionari sono state tragiche e continuano ad esserle, perché il potere è una brutta bestia, è la gente comune che si deve togliere questa etichetta di dosso e non farsi controllare come un gregge. Quando qualcuno si definisce una persona comune commette un atto di autolesionismo alla sua persona, nata libera e speciale, vale per l’amore, per la politica e per la fede.

Naoko sente la solitudine ancor più pesante come un velo nero di malinconia che scientificamente chiamano gli addetti depressione e per questo si è trasferita in una struttura idonea al suo stato di salute, tra le montagne, dove si può essere se stessi con le proprie condizioni, liberi di esserlo. Naoko dice: “non siamo qui per correggere le nostre alterazioni ma per imparare a convivere con esse. E che uno dei nostri problemi principali è di riconoscere queste alterazioni e accentrarle. (…) Nel mondo esterno la maggior parte della gente vive senza la minima coscienza delle proprie alterazioni.”32 Quanto è vero tutto ciò e quanto bene può fare prendere coscienza dei propri mali, delle proprie afflizioni per poterci convivere giorno per giorno. A questo serve la letteratura a catalogare sin da bambini e riconoscerci quando è possibile. Ecco che “i libri che uno legge”33 sono importanti, e bisogna sostare l’ansia di vivere per rifletterci almeno un po’. Reiko, compagna di stanza di Naoko gli disse a Watanabe: “-Mah, in una cosa sicuramente noi altri siamo normali, nel fatto che almeno sappiamo di non esserlo.”34 La bellezza di Naoko lascia i lineamenti di fanciulla per affinarsi in quella di donna, “ma nell’insieme la sua bellezza aveva perso il suo carattere acerbo per diventare quella di donna. Quel qualcosa di affilato che a volte in passato affiorava dentro la sua bellezza – come l’improvviso balenare di una lama sottile che gelava il sangue – si era ritirato nell’ombra e al suo posto aleggiava una nuova tranquillità, dolce come una carezza. Era una bellezza che mi andava dritto al cuore.”35 La chimica tra Naoko e Watanabe va al di là del proprio volere, del proprio essere è una questione fisica ci si ci accorge immediatamente sembra che il corpo dice si ad ogni centimetro di avvicinamento e si predispone all’atto sessuale completamente. Quello che non succede con altri che anche se si ci vuole bene, un bene da morire, anche se si ama con tutto se stesso non succede la magica combinazione dei corpi. Può accadere per un istante, per una sola volta o magari per sempre. Poi si può avere paura di questa verità e ci proibisce andare oltre. Naoko: “Anch’io non capisco ancora tante cose di me”36. E’ questo fenomeno chimico che fa scoprire lo straordinario nell’altro, l’inconcepibile, ciò che non è “comune” con gli altri. Naoko lo scopre su Watanabe, ma lui pur essendo attratto dallo straordinario di Naoko, non lo identifica né su di sé ne su di lei e se ne meraviglia lo chiede pure. Lei gli risponde: “perché pensi che abbia fatto l’amore con te?”. Mentre pur amando Kizuki lei non ha avuto alcun rapporto sessuale di penetrazione con lui. Watanabe vuole sapere il perché e Naoko, figura fantastica lunare, perché è la Luna che divora i cadaveri, accetta di rispondere perché: “I morti restano morti, ma noi dobbiamo vivere.”37 Lei risponde che nonostante la sua predisposizione totale verso di lui a concedergli la qualsiasi cosa chiedesse “Non mi aprivo per niente.”38. Come fa un insetto ad impollinare un fiore che non si apre? Mentre con Watanabe è stato il contrario, il suo corpo si aprì e si concesse come un gelsomino di notte. Naoko e Kizuki avevano superato tutte le lotte adolescenziali per l’uno conquistare l’altro, erano coppia, entità. “Senza quasi conoscere quelle urgenze sessuali e le sofferenze di un io che cerca di affermarsi. (…) -Forse avremmo dovuto pagare il nostro debito nei confronti del mondo”39. Il mondo ha le sue regole, ha un prezzo esistenziale da pagare e rimanerne in debito uccide le speranze. Naoko e Kizuki sembrano figure aliene alla realtà che li circonda, sembrano della stessa sostanza, sembra che la memoria del Non-nato sia rimasta intatta e quindi infecondabile, non resta che fuggire da questo mondo, così prima Kizuki e poi Naoko si suicidano. La realtà diviene insopportabile quando manca una persona con chi si poggia la stessa esistenza come punto di riferimento e Naoko al ricordo cade nella crisi, vorrebbe non esistere, è questo il pericolo più grave di lei, il volere fuggire dalla vita. Mi ha colpito questa espressione: “la faccia sepolta tra le mani”40 come quando i bambini lo fanno e credono di scomparire dalla realtà. “nessuno ha mai capito perché si sia uccisa.”41Sarà stata una questione genetica? Considerato che “il fratello più piccolo di mio padre” si andò a suicidarsi sotto un treno, intelligente senza un apparente motivo, come anche la sorella di Naoko che lei stessa trovò impiccata in un giorno grigio e cupo di novembre. Naoko ricorda la camicetta bianca di lei e sollevata venti centimetri dal suolo, una distanza illimitata tra la vita e la morte. Naoko semina quel vuoto irreale di venti centimetri dentro sé: “Come se qualcosa fosse morto dentro di me”42 Sarà questo “il potere dei morti”43? Ma Watanabe non potrà mai dimenticare la bellezza di Naoko con “un sorriso così luminoso e privo di ombre”44. Il ricordo di Naoko è qualcosa di prezioso: “Pensai alla sua vita stretta, all’ombra del pube”45 come una rivelazione, una figura che trascende ma reale, fisica e indelebile nel tempo. Naoko non può allontanarsi dalla struttura è conscia della sua fragilità, è come un contatto con il mondo visto e udito diversamente: “Persone che mi chiamano, le loro voci ci sono come alberi che di notte frusciano nel vento”46, (allucinazioni uditive47). Non può allontanarsi nemmeno per andare a vivere l’amore con Watanabe. Naoko si andò ad impiccare, come la sorella in uno di quegli alberi che la chiamavano. Watanabe rimase l’immagine del suo corpo avvolto e ha immaginato la sua carne come una campagna di primavera che fiorisce. “Tornato dentro chiuse tende e finestre ma quell’odore era già penetrato anche in casa. Tutto ne era impregnato. Era un profumo di primavera ma in quel momento mi faceva pensare solo all’odore di carne guasta.”48 Terribile sensazione che preannuncia la morte e la vita che nasce dalla morte in un continuo ciclo. Per fortuna l’uomo riesce a distogliere la propria attenzione da alcune caratteristiche insite nella vita che sanno di morte, come il seme che deve germinare per potere risvegliarsi a nuova vita. E per fortuna c’è un’altra primavera e poi un’altra ancora nella nostra vita con cose buone e meno buone, “come una scatola di biscotti. (…) Bevendo il caffè guardavo dietro i vetri l’eterno paesaggio dell’università in primavera: il cielo velato da una leggera foschia, i ciliegi in fiore, gli studenti dall’inconfondibile aspetto di matricole che andavo per i viali con i libri nuovi sotto il braccio”49. Naoko non c’era… “Anche se avevo sentito con le mie orecchie il rumore del coperchio che veniva inchiodato sulla sua bara, non riuscivo ad accettare l’idea che Naoko fosse ritornata al nulla.”50 E’ una idea troppo assurda che una persona viva da un giorno o l’altro non ci sia più, finita, così nel nulla! “Il ricordo di lei era ancora troppo fresco. Lei che prendeva dolcemente il mio pene nella sua bocca, i capelli che le ricadevano sul mio grembo. Tutta la scena era ancora così chiara. E poi il suo calore, il suo respiro, il senso di vuoto al momento dell’eiaculazione.”51. Le vibrazioni di questo ricordo così vivo si contrappongono alla presa di coscienza che lei non c’è più, perché in quel ricordo c’è lei e il suo calore, la sua bellezza e il suo senso di morte in qualche parte dell’orgasmo di Watanabe. E’ proprio in questo istante che il lettore di Norwegian Wood si confonde credendosi il personaggio e di rimando anche Murakami. Questa è la magia della narrazione, quando avviene in una Opera allora è letteratura. Si percepisce che non vi è alcun muro tra la vita e la morte che separa i due amanti. “Lì la morte non era l’agente fatale che mette fine alla vita, ma solo uno dei tanti elementi costituenti. Lì Naoko continuava a vivere, portando dentro di se la morte. E mi diceva: -Non è niente, Watanabe. E’ solo la morte. Non devi preoccuparti. (…) La morte è solo la morte (…) mi ritrovavo sulla spiaggia da solo (…) La morte non è qualcosa di opposto ma di intrinseco alla vita (…) Nel momento stesso in cui viviamo, cresciamo in noi la morte.”52 E’ questa la filosofia di Murakami, moriamo mentre viviamo, moriamo in ogni istante della nostra vita, tutti, nessuna barriera ci divide tra noi e la morte perché ce la portiamo addosso. Watanabe ha bisogno un cammino per prendere coscienza, per potere poggiare i piedi nella realtà e continuare ad esistere. Nel suo viaggio incontra “un giovane pescatore si avvicinò”53 sembra uno dei pescatori di uomini di Gesù, gli offrì una sigaretta si fece prossimo a lui e lo aiutò. A Watanabe gli sembrò di mentirgli quando gli disse: “Mia madre è morta, mentii quasi di riflesso”54 In realtà ogni donna amata per un uomo è anche madre, prima del suo primo respiro. Senza questo incontro, senza questa menzogna/verità, sono sicuro che la fine del protagonista e di tutta la narrazione sarebbe stata un’altra. Nonostante il vuoto che sente in lui ha ritrovato nel ricordo e in quella mano tesa la speranza di continuare a vivere. “A volte ho l’impressione di essere diventato il custode di un museo. Un museo vuoto, senza visitatori, a cui faccio la guardia solo per me.”55 Il museo dei ricordi. “Tutto ciò che io avevo di più prezioso dentro di me è morto tempo fa e io agisco seguendo i ricordi.”56 Vi sono ricordi che possono andarsi a depositare al Banco dei Ricordi, così messi lì in uno scaffale per delle speranze nuove di zecca, perché a volte sono troppo pesanti da portare con noi e ci rallentano nella vita di tutti giorni, ci stancano. Non puoi bruciarli, o far finta di dimenticarli, perché in qualche angolo della tua mente ci sono sicuramente pronti a germinare chi sa quale erbaccia o splendido fiore. “quello che deve rimanere rimane e quello che si deve perdere si perde.”57 Dopotutto “Eravamo vivi, e l’unica cosa a cui dovevamo pensare era continuare a vivere.”58

Watanabe nella struttura dove si trova Naoko conosce Reiko, compagna di stanza. E’ un personaggio a se, può benissimo sostenere un romanzo per la sua complessità e completezza. Il concetto del male è molto esplicito nella sua narrazione, n’è l’oggetto. Reiko che da bambina aspira al successo come concertista di pianoforte, quando arriva al traguardo il suo corpo, la sua mente si scopre fragile e si ribella. Quando si è ambiziosi, che è anche giusto l’esserlo, ma quando lo si è poggiando tutta la propria esistenza allora nascono i pericoli, le fragilità e quindi spesso in queste crepe si ci può nascondere il male, qualcuno chiama e lo personifica con il diavolo, non vergogniamoci a definirlo così in maniera arcaica, ma può essere bene anche una visione orizzontale del male senza scomodare la dimensione spirituale. Una fanciulla dall’aspetto meraviglioso, innocente, irrompe nella sua vita chiedendole lezioni di piano, ma la seduce con atteggiamenti vittimistiche in un rapporto sessuale lesbico e poi l’accusa, ponendo dei ricatti. In poche parole la distrugge dentro e fuori, completamente. Il diavolo non può nessuna cosa contro gli uomini se non vogliono, il diavolo non è brutto come si dipinge, è di una bellezza disarmante, basta che gli concedi una sola unghia del tuo dito che ti prende tutto il corpo, la mente e lo spirito. Il diavolo è la menzogna, come la ragazzina che diceva di continuo bugie: “quando uno comincia col dire una bugia, deve poi dirne tutta una serie per sostenere la prima.”59 Il mitomane è facile da scoprire perché bugia dopo bugia costruisce un muro a torno a lui e ne rimane prigioniero. Sono rimasto affascinato dall’età speculare della ragazza (13 anni) e quella di Reiko (31), per chi è addentrato nella numerologia significa grande cambiamento e probabilmente momento di depressione. Chi ha una veduta esoterica il 13; 31 è un limite ben preciso, e dopo la crisi si raggiunge il momento dell’affermazione personale. Non so se Murakami lo abbia fatto con intenzione oppure è stato casuale ma apporta sempre più ad associare la ragazza alla figura angelica ribelle all’ordine divino. Naoko lascia in eredità i vestiti a Reiko, la quale capisce la missione di travestirsi di lei per potere fare l’atto sessuale con Watanabe come una cerimonia sacra all’amore dove si celebra la vita per la vita. I morti sono morti ma loro dovevano continuare a vivere.

Sottolineature

Pagina 94: “Non mi piace essere condizionato così da qualcosa.”

Mi sembra proprio un ottimo motivo per smettere di fumare. Io ho smesso il 16 novembre del 1992 e sono grato a me stesso per il tempo ritrovato, la salute e il risparmio economico. Una schiavitù in meno.

Pagina 146: “non bisogna fidarsi delle persone che dicono di essere comuni”.

Nessuno è comune con gli altri, chi lo sbandiera è perché si vuole nascondere nell’omologazione di una società conforme, quindi assume un atteggiamento ipocrita, finto, non autentico. Le parole: “normale”, “comune”, hanno solo un valore dissociativo, non in senso paradossale, ma reale perché considerano la diversità come estranea al gruppo sociale.

Pagina 247: “Euripide (…) Pare che sia morto sbranato da un cane.”

Questa notizia è più una leggenda che una realtà. In Sicilia si dice ancora a chi si comporta in malafede “Chi ti putissiru mangiari li cani!”, proviene dai cani cirnechi guardiani del tempio di Adrano alle falde dell’Etna dove i fedeli andavo in pellegrinaggio e chi era in buona fede veniva protetto dai cani, chi invece andava per rubare nel tempio veniva sbranato.

Pagina 249: “E’ bello poter mangiare qualcosa di buono. Ci si accorge di essere vivi.”

Pagina 256: “La morte di qualcuno lascia sempre nella mente i ricordi più stupidi e buffi”.

Non so se è vero, ma di sicuro la morte è un evento tragico che fa pensare ad una burla, è quando si prende coscienza della precarietà del nostro corpo.

Pagina 262: “io non sono uno che se ne sta a guardare il cielo in attesa che caschino i frutti”.

In siciliano si dice “ficu cadimi ‘nvucca” è l’espressione, o il pensiero del nulla facente il quale ha la pigrizia nonostante si trovi sotto un albero di fico di allungare il braccio e raccogliere il frutto, quindi disteso per terra all’ombra dell’albero attende che il fico si maturi e gli cada in bocca.

Pagina 285: “Il funerale è stato il meno. (…) Basta che ti vesti di nero e ti metti seduta con una faccia di circostanza (…) ti consolano”.

Pensavo che il colore del lutto in Giappone fosse il bianco. Comunque anche il “consolo” si chiama così in Sicilia quando portano il pranzo ai parenti in lutto del defunto.

Pagina 293: “Muovere il corpo libera la mente”.

Pagina: 296: “Watanabe (…) all’altare buddista con la foto del padre accesi una bacchetta d’incenso e giunsi le mani.” Il padre di Midori morto in ospedale e che lui conosceva perché lo aveva assistito per alcune ore. Mi meraviglia che nonostante tutto questo altare ricorda quelli di casa nostra. Il sentimento religioso sembra identico anche se cambiano credenze e rituali. Midori si rivolge al padre morto: “Quando si muore, si finisce di soffrire. Se per caso continui a soffrire, cantagliene quattro al padreterno.”60 E qui il buddismo se ne va per conto suo… La casa di Midori è proprio sopra il negozio di libri di famiglia. Watanabe non riesce a prendere sonno e scende giù si sceglie un libro “Sotto la ruota di Hermann Hesse e se lo legge. In Giappone la lettura dei libri è importante è come il calcio in Italia. Quanti qui sanno tutto sul Milan, la Juve, l’Inter e non sanno un bel niente di cultura? Mentre in Giappone l’uscita di un libro è un evento importante e popolare. Trovare pace nella lettura senza gridare slogan allo stadio… Rubare tempo al sonno per leggere un libro mi mette pace.

Pagina 306: “Perchè nella mano il dito medio è più lungo dell’indice mentre nel piede il dito centrale è più corto?”

Pagina 310: “Non farti mai prendere dall’autocompassione. Autocompatirsi va bene solo per la gente da poco.”

Pagina 315: “l’invito all’incontro annuale degli ex compagni di liceo, l’ultima riunione al mondo a cui avrei partecipato. (…) Buttai subito l’invito nella spazzatura.”

E’ il festival dei ricordi fasulli senza nemmeno il valore di un centesimo di speranza.

Pagina 329: “le ragazze (…). Tra i venti e i ventun anni tutt’a un tratto sviluppano un modo di pensare molto concreto. Cominciano a diventare realistiche. E le cose che fino a quel momento trovavi adorabili in loro cominciano a sembrarti banali e noiose.” Perché le ragazze crescono e i ragazzi rimaniamo ragazzi per parecchio tempo ancora, forse per sempre, cerchiamo solo di essere adottati da una ragazza.

Pagina 331: “Quando tutto attorno è buio non c’è altro da fare che aspettare tranquilli che gli occhi si abituino all’oscurità”.

Pagina 339: Midori chiese a Watanabe “ti piaccio”? E lui rispose: “Quanto tutto il burro che si potrebbe produrre se si sciogliessero tutte le tigri di tutte le giungle del mondo.” Mi sono chiesto perché? Dove sta la bellezza in questa demenziale e assurda comparazione? Scusate ma non l’ho capita. Forse non si deve capire.

Pagina 344, Reiko scrive a Watanabe: “Ho l’impressione che tu prenda tutte le cose troppo seriamente e questo non va. Amare qualcuno è una cosa bellissima e se si tratta di un sentimento sincero non bisogna sentirsi finiti in un labirinto. Abbi più fiducia in te stesso.” Per potere amare gli altri bisogna rispettare se stessi e di qualsiasi amore si tratti.

Conclusioni

Questo libro segna il mio incontro con Murakami è stato molto piacevole e utile alla crescita intellettuale della mia persona. Consiglio vivamente la lettura specialmente ai giovani. E’ un monito alla depressione a stare attenti a quell’ombra che si aggira nei vostri orgasmi, non abbiate paura di amare anche se amando si muore un po’ alla volta. E’ un romanzo che nasce da un viaggio “la prima metà l’ho scritta in Grecia, la seconda a Roma, con in mezzo un intervallo in Sicilia.”61 Non so perché Murakami non ha scritto nessuna parola quando si trovava in Sicilia, se lo incontrassi glielo chiederei di sicuro. Di certo avrà odorato i gelsomini durante la notte e avrà pensato a quel magnifico profumo che ricorda tanto l’emozione della vita neltimore del decomporsi mentre si vive e si muore.

1Pagina 268

2Introduzione di Giorgio Amitrano, pagina XVII

3Pagina 4

4Pagina5

5Pagina 7

6Pagina 32

7Pagina 33

8Ibidem

9Pagina 106

10Pagina 39-40

11Pagina 41

12L’ho letto parecchi anni fa e non ricordo quasi niente, non penso che mi abbia colpito in maniera particolare.

13Pagina 43

14Pagina 269

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22 Pseudolo – La casa del fantasma di Tito Maccio Plauto, introduzione di Cesare Questa – Traduzione e note di Mario Scàndola, I grandi classici latini e greci – teatro – Fabbri Editori – Milano, 2004.

23Cammino – LIBeRI 2“libro pubblicato dall’Autore” sul sito Amazon, Made in the USA presso Meddletown. DE, Copertina flessibile: ‎493 pagine ISBN-13: ‎979-8865800996 – ASIN: ‎B0CM1PWPKJ costo di copertina 17.72€ – 29 ottobre 2023, pagina 136

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